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RESONANCES

Questo lavoro nasce dal mio incontro con una realtà di musicoterapia di gruppo. In un’accezione molto ampia, la musicoterapia può essere definita come l’utilizzo della musica come mezzo atto a migliorare la salute psicofisica.

L’ascolto della musica è un’esperienza multisensoriale, capace di stimolare un grande numero di risposte neuronali e i cui effetti vanno ben al di là della semplice piacevolezza o dell’apprezzamento estetico.
Il fare musica inoltre è un’attività globale che coinvolge capacità cognitive, emotive, fisiche e, nel caso di musica di gruppo, relazionali.
Sorretta da numerosi studi scientifici, la musicoterapia viene applicata in ambiti sempre più vasti, dalle cure palliative, alla terapia del dolore, alle terapie di gestione dello stress, alla sindrome da deficit dell’attenzione, a disagi psichici di vario grado, dalle nevrosi alle psicosi, alle malattie dello spettro autistico, a condizioni neurologiche degenerative, quali Alzheimer e demenza, o post traumatiche, e, infine, in condizioni di disabilità psicofisiche di vario grado.
Per quanto riguarda il trattamento di persone con deficit cognitivo e varie forme di ritardo psicofisico, la musicoterapia migliora la coordinazione motoria, diminuisce i movimenti stereotipati, favorisce l’apprendimento di compiti nuovi, implementa la capacità di espressione verbale, migliora e stabilizza il tono dell’umore. Aumenta l’autonomia e l’autostima. Con particolare riguardo agli interventi di gruppo, la musicoterapia si è dimostrata efficace nel favorire lo sviluppo di capacità comunicative e delle relazioni sociali.

I “Pezzi di Ricambio”
Il laboratorio di musicoterapia di gruppo “Pezzi di Ricambio”, ideato e condotto dal musicoterapista Fabio Buccioli, nasce a Roma nel 2008, in un centro semiresidenziale per persone adulte con disagio psicofisico (C.O.E.S Onlus) e nel centro di socializzazione “Piccolo Mouse”, per ragazzi con disagio psicofisico e/o sociale, ma con una discreta autonomia.
“Pezzi di Ricambio” si configura come un’orchestra formata dai ragazzi afferenti al Piccolo Mouse. Negli anni, musicisti professionisti e non, ragazzi provenienti da comunità psichiatriche e dal Centro di Giustizia Minorile, si sono succeduti a fianco dell’organico stabile dell’orchestra, realizzando progetti di recupero sociale e riabilitazione. L’inclusione e lo scambio con la realtà esterna al gruppo e con persone non disabili pone gli utenti stabili del laboratorio in una posizione di tutor musicale e comunicativo, sovvertendo l'idea di un atteggiamento pietistico e assistenziale.

L’intervento messo in atto dal laboratorio si proietta quindi fuori dallo spazio di un setting terapeutico chiuso, che spesso caratterizza i centri “protetti”. Al centro delle finalità del laboratorio è quindi la costante connessione dei partecipanti con le realtà del territorio e della città, che si esplicita in un’offerta di creatività e integrazione. L’attività dell’orchestra ha infatti come punti di espressione gli spettacoli, nati dalla collaborazione con realtà associative e istituzionali, che si svolgono periodicamente in teatri, piazze e librerie, tendopoli e parchi. Durante gli spettacoli si realizza la possibilità di creare uno scambio continuo tra il “dentro” e il “fuori”, tra chi per convenzione è “performer” e chi è “spettatore”, combattendo la paura della diversità che è alla base dell’isolamento sociale e dello stigma.

L’idea del nome, “Pezzi di Ricambio”, nasce dai ragazzi stessi e ben rappresenta l’inclinazione al mix match di generi e repertori, ottenuto mediante fusioni, tagli, aggiunte, trasformazioni, anche e soprattutto durante le esecuzioni.

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This work stems from my encounter with the dimension of the group music therapy.

Music therapy can be defined as the use of music as a mean to improve psychophysical health. Listening to music is a multisensory experience, whose effects go far beyond simple pleasantness or aesthetic appreciation. Furthermore, music making is a global activity involving cognitive, emotional, physical and, in the case of group music, relational skills.
Supported by numerous scientific studies, music therapy is applied in ever wider fields.
As for the treatment of people with cognitive impairment and psychophysical delay, music therapy improves motor coordination, decreases stereotypical movements, promotes the learning of new tasks, implements the ability to verbal expression, improves and stabilizes mood. Moreover, it increases autonomy and self-esteem. With particular regard to group interventions, music therapy has proved effective in encouraging the development of communication skills and social relationships.

The laboratory of group music therapy "Spare Parts", designed and led by the music therapist Fabio Buccioli, was born in Rome in 2008, in the center of socialization "Little Mouse", devoted to persons with psychophysical and/or social discomfort, but some degree of autonomy.
"Spare Parts" is configured as an orchestra. Over the years, professional and non-professional musicians, as well as young people from psychiatric communities and the Center for Juvenile Justice, have succeeded each other alongside the orchestra’s long-term staff, carrying out social recovery and rehabilitation projects. The inclusion and the exchange with realities outside the group, and with non-disabled people, place the participants in a position of musical and communicative tutors, subverting the common pietistic attitude.

This way, the laboratory’s action is projected out of the space of a closed therapeutic setting, which often characterizes the "protected" assistance services. At the heart of the aims of the workshop is therefore the connection of the participants with the realities of the territory and the city. In fact, the key activities of the orchestra are the shows, born from the collaboration with associative and institutional realities. The shows allow for a continuous exchange between the "inside" and the "outside", between those who by convention are the "performers" and those who are "spectators", fighting the fear of diversity that is the basis of social isolation and stigma.

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